Innanzi tutto
chiariamo bene una cosa : le
sgorbie e gli scalpelli
per scultura
e intaglio NON
vanno bene per tornire il legno,
anzi possono essere pericolosi per la vostra incolumità e per chi vi
sta attorno.
sacalpelli da falegname |
Sgorbia per tornitura
|
Infatti le sgorbie per tornitura hanno uno spessore dell'
acciaio maggiore ed una affilatura da 60° a 75°
mentre le sgorbie e gli
scalpelli per scultura
hanno
affilatura da 25° a 20° o anche 15° a seconda del tipo di legno che si
dovrà scolpire.
Anche
il manico è differente, la lunghezza è molto maggiore ed ha una forma
ergonomica adatta ad essere impugnata e non
percossa.
La lunghezza del manico è variabile a seconda dell'uso a
cui è destinata la sgorbia :
- La
sgorbia per tornitura per esterni ha un manico di circa 200 mm e viene
impugnata in fondo e tenuta aderente al tronco del corpo ( più o meno
all'altezza della vita), solo la sgorbia per sgrossatura di grandi
dimensioni ha un manico di oltre 300 mm.
- La
sgorbia per interni ha invece una lunghezza
del manico di almeno 300 mm
, perchè dovendo lavorare frontalmente la sgorbia lavorerà
obbligatoriamente lontano dal corpo, quindi tutto lo sforzo dovrà
essere sostenuto dal braccio aperto e quindi necessita di una maggiore
leva sia per contenere gli sforzi che per facilitarne
le manovra.
Comunque
anche le abitudini e le scelte dei produttori delgli utensili possono
influire su queste misure aumentando le dimensioni , magari anche solo
per unificare la produzione dei manici.
Gli
utensili da tornitura.
Ovviamente,
un tornio è indispensabile per tornire il legno, ma altrettanto
indispensabili sono gli utensili utilizzati nella lavorazione. Essi
devono essere in acciaio duro, in modo da mantenere l’affilatura molto
a lungo, ma vista l’entità delle forze in gioco, non devono essere
talmente duri da rompersi sotto sforzo. Attualmente la quasi totalità
degli utensili in commercio sono prodotto con acciaio ultrarapido (HSS
o High Speed Steel) per le sue doti di durezza ed elasticità; di
recente sono anche commercializzati degli utensili in acciaio trattato
criogenicamente, o acciaio A2, che promette di mantenere il filo molto
più a lungo.
Storicamente,
la realizzazione di utensili di alta qualità è basata sulle aree
metallurgiche dell’Inghilterra; principalmente nell’area di Sheffield,
per via della lunga e storica tradizione di produzione di acciai di
qualità. Tuttavia, ciò non significa necessariamente che gli utensili
prodotti altrove non siano altrettanto validi.
Come
vedremo, esistono diverse tipologie di utensili per tornio ed ognuna ha
le sue caratteristiche ed impieghi comuni. Non solo, ma ognuna viene
affilata in modo diverso dalle altre. Parlando di affilatura,
generalmente, gli utensili per la lavorazione del legno (dagli
scalpelli, ai ferri di pialla, alle sgorbie per scultura) hanno una
affilatura molto precisa, a specchio, ottenuta con un buon apporto di
“olio di gomito” da parte dell’operatore. Tuttavia, questo non è
strettamente necessario per gli utensili da tornitura a causa
dell’utilizzo intensivo degli stessi: una sgorbia da sgrosso taglierà
in pochi minuti di tornitura, più legno di quanto una pialla faccia in
diverse ore di utilizzo. Per questo, non è necessario un accanimento
maniacale sulla qualità del filo. Tuttavia, è utile passare il
tagliente degli utensili su una mola in feltro carica di abrasivo per
rimuovere le striature della mola: questo produrrà un filo più
continuo, prolungandone la durata nell’uso. Inoltre, un filo più
uniforme può essere facilmente e velocemente ravvivato con l’uso di una
pietra per affilatura sagomata (e comunemente detta “multiform”). Più
avanti, vedremo come si affilano le varie famiglie di utensili.
Tutti
gli utensili da tornitura, possono essere fatti ricadere in 4 grandi
“famiglie”:
1)
Sgorbie
2)
Raschi
3)
Scalpelli (o pialle)
4)
Bedani
Esistono
in commercio anche altri utensili destinati ad usi specifici come
utensili da scavo o utensili a punta intercambiabile, ma per il loro
utilizzo ed il loro modo di attaccare il legno, possono essere
tranquillamente fatti ricadere in una delle precedenti famiglie.
Famiglia
1 – Sgorbie
Le
sgorbie cono comunemente a sezione tondeggiante e, in base alla loro
forma, si dividono in 3 categorie:
- Sgorbie
da sgrosso (spindle
roughing gouge o semplicemente roughing gouge). Di
sezione generosa, solitamente
semicircolare o, comunque, ad arco di
cerchio. L’affilatura segue il profilo esterno dell’utensile ed ha un
angolo compreso, generalmente, tra dirca 40 e 50° rispetto all’asse
della sgorbia. Essa viene usata (come il nome suggerisce) per le prime
operazioni di sgrossatura e cilindratura del pezzo in lavorazione tra
le punte, in cui la vena del legno corre parallelamente all’asse del
tornio. Non è consigliabile usare questa sgorbia per lo sgrosso del
legno con vena di traverso in quanto un eventuale impuntamento di una
sgorbia così massiccia potrebbe facilmente fare leva sulle fibre,
spaccando in 2
un’asse anche molto grossa, con ovvi pericoli per il
tornitore ed eventuali astanti.
- Sgorbie
a profilare
(spindle gouge o detail gouge o shallow-fluted gouge).
Hanno
una sezione quasi semicircolare, con una parte centrale spessa e dei
lati poco pronunciati. Solitamente, vengono affilate ad unghia, con un
angolo di affilatura tra i 30 ed i 45° generalmente. Questi utensili
sono utilizzati principalmente nella tornitura tra le punte per dare
all’oggetto la forma desiderata oppure, per il legno di traverso, per
la tornitura di dettagli anche molto piccoli. Infatti, la forma della
sezione, unita all’angolo di affilatura molto acuto, permettono di
ottenere dei dettagli anche molto minuti e difficilmente ottenibili con
altri utensili. Generalmente non viene usata per lavori di scavo in
quanto la sua sezione non è sufficiente a garantire la stabilità
richiesta dallo sbalzo dei lavori di scavo: i bordi poco pronunciati
non riuscirebbero a sostenere efficacemente la sgorbia, producendo una
superficie non molto uniforme. Tuttavia, questa sgorbia può essere
usata per scavi di testa, anche se in questo caso lavora più come un
raschio che come una sgorbia.
- Sgorbie
a scavare (bowl
gouge o deep-fluted gouge). Hanno una sezione simile a
quelle a profilare, ma con i labbri più pronunciati ed una gola molto
più accentuata. Se usate correttamente, queste sgorbie sono tra le più
versatili: possono agevolmente eseguire lavori di scavo grazie alla
sezione che conferisce un’ottima rigidità, ma possono anche essere
usate per lavori di tornitura tra le punte, seppur con qualche
limitazione nei dettagli. Riguardo alla loro affilatura, ve ne sono di
diversi tipi: tradizionale, ad unghia, ellittica ed altre ancora;
tuttavia, le più largamente utilizzate sono due: quella tradizionale e
quella ad unghia. La prima segue il profilo esterno della sgorbia, la
seconda ricorda molto quella delle sgorbie a profilare. Entrambe le
affilature hanno molteplici vantaggi e svantaggi, pertanto solo
l’esperienza personale può far preferire l’una o l’altra.
- Termiti (
Ring tool). Geometricamente, la
termite è un utensile da scavo che fa parte della famiglia degli "anelli".
Questo tipo di utensili hanno la particolarità di produrre un'ottima
finitura superficiale anche su legni di testa.
A livello
costruttivo, la termite si presenta come un anello in acciaio con una
affilatura interna, che presenta un gambo sagomato in modo da poter
essere fissato in sicurezza su un gambo mediante un grano.
L'utilizzo
dell'utensile è abbastanza semplice; tuttavia, ci sono delle
caratteristiche che è bene tenere sempre presente. Ai fini di
semplicità espositiva, chiameremo asse dell'utensile, l'asse
dell'anello, e non l'asse del suo manico.
Innanzitutto,
va specificato che questo tipo di utensili deve lavorare con il
tagliente all'altezza dell'asse del tornio ed il manico deve essere in
orizzontale (parallelo al terreno). Diversamente, la termite (ma anche
tutti gli altri utensili della stessa famiglia) risulterebbe
difficilmente controllabile. Invece, se utilizzati correttamente,
vengono minimizzate le spinte che tendono a far compiere movimenti
incontrollati all'utensile.
Una volta
verificata la posizione d'uso della termite e regolato di conseguenza
il poggiautensili, è opportuno spiegare la "presa" sull'utensile.
Esistono, infatti, due scuole di pensiero in merito: per alcuni la
presa ideale è quella classica: con la mano sinistra sul gambo per
assicurare l'appoggio sul poggiautensili, e la destra in fondo al
manico per imprimere i movimenti e controllarli. Secondo altri, il
manico deve essere posizionato sotto l'ascella destra, tra il costato
ed il braccio destro; la mano sinistra sul poggiautensili e la destra
circa alla giunzione tra manico in legno e asta su cui si innesta la
termite.
Solo
l'esperienza personale può far preferire una o l'altra modalità;
certamente, però, entrambe hanno vantaggi e svantaggi. Nel primo caso,
infatti, la sensibilità è massima in quanto movimento e vibrazioni
vengono trasmessi direttamente alle mani; a scapito, però della
controllabilità: un minimo errore può portare ad un serio impuntamento
dell'utensile. D'altro canto, una presa "sottobraccio", permette una
controllabilità molto maggiore, ma la curva d'apprendimento per
acquisire la necessaria sensibilità è molto più lunga. Inoltre, a
livello fisico, la presa classica comporta uno sforzo maggiore: è
necessario tenere saldamente l'utensile per poter avere un buon
controllo; mentre l'altra presa consente una postura più rilassata;
questo aspetto non va tralasciato se si conta di fare molti o
prolungati lavori di scavo: la fatica fisica porta a commettere errori
che possono compromettere la propria sicurezza (oltre che a rovinare,
spesso irrimediabilmente, un buon pezzo di legno).
Una volta
scelta la presa sull'utensile, è il momento di presentarlo sul pezzo da
lavorare.
Innanzitutto è
bene sempre ricordare che in uno scavo, è buona regola eseguire una
foratura per segnare la profondità dello stesso e facilitare l'utilizzo
degli utensili specifici.
Una
volta eseguita la foratura iniziale, la termite va mantenuta con il suo
asse (quello dell'anello) ad un angolo di circa 35° circa (dipende
molto dall'affilatura dell'utensile) verso sinistra rispetto alla
verticale; un angolo minore (ossia con l'asse quasi all'orizzontale)
non fa tagliare l'utensile, mentre maggiore ad esempio 45° produrrà una
precoce perdita di filo all'a termite; mentre un angolo minore di 30°
(asse verticale) produrrà degli impuntamenti molto pericolosi. A questo
punto, se si mantiene la posizione dell'utensile e si fanno passate
leggere sul legno, la finitura lasciata sarà impeccabile e, cosa più
importante, l'utensile sarà usato in sicurezza.
Anche se
possono essere davvero impressionanti, gli impuntamenti con la termite
non devono scoraggiare il tornitore; anzi, dovrebbero essere utilizzati
per analizzare l'errore commesso e le sue cause. Infatti, se si pianta
con una termite, i motivi sono principalmente due: non si è mantenuta
la posizione orizzontale e/o il tagliente non lavora all'asse. Con un
pò di pratica ed analisi delle cause dell'errore, è possibile acquisire
abbastanza velocemente la necessaria padronanza di questo utensile ed
apprezzarne solo le qualità positive.
Per quanto
riguarda l'affilatura dell'utensile, il produttore della Termite
originale, produce anche delle piccole mole sagomate che riproducono
l'angolo di affilatura e permettono, se montate su trapani o
avvitatori, di procedere in modo facile e veloce all'affilatura
dell'utensile. In alternativa, sono in vendita degli affilatori
diamnatati, nient'altro che un cilindro metallico diamantato del
diametro di pochi millimetri, che permettono una affilatura a mano
molto semplice e precisa semplicemente passandoli sul tagliente. In
entrambi i casi, va affilata solo la parte interna dell'anello, per
garantire sempre la forma esterna.
In
conclusione, se la finitura lasciata dall'utensile non è buona
(presenta scheggiature, e cose simili), si può cercare di eliminare
l'inconveniente in diversi modi. In primis, è bene verificare se con
l'affilatura la situazione migliora: un utensile che ha perso il filo
non produrrà mai una superfice accettabile. In seconda battuta, è
consigliabile provare con passate molto leggere: a volte una mano
"pesante" può essere utile per la rimozione del grosso del materiale,
ma per le lavorazioni di finitura, è necessario fare passate molto
leggere. Infine, se nessuna delle precedenti situazioni ha
aiutato, probabilmente dipende dalla poca umidità del legno in
lavorazione. In questo caso si può provare a risolvere bagnando il
legno con acqua ed una spugna o, meglio, uno spruzzatore; attendere
qualche minuto che l'acqua venga assorbita bene e poi riprovare:
solitamente, l'acqua "gonfia" le fibre, che si sostengono l'un l'altra
durante il taglio lasciando una finitura decisamente migliore.
Famiglia
2 – Raschi.
Questa
famiglia di utensili è tra le più sottovalutate, forse a causa di un
retaggio del passato che recita pressappoco così: “un vero tornitore
non raschia, taglia”. Questo perché,
solitamente, per il tipo di
attacco che un raschio ha sul legno, la finitura del pezzo è molto
grezza, a volte anche pessima. Tuttavia, con il progresso delle
innovazioni tecniche e dei materiali, attualmente un buon raschio ben
affilato lascia una finitura quantomeno sufficiente per le successive
operazioni di carteggiatura e finitura. Inoltre, per la loro semplicità
d’uso, molto spesso i raschi riescono a risolvere una situazione
problematica in meno tempo e, a volte, meglio di una sgorbia. Se
affilati a dovere, sono utilissimi nello scavare il legno di testa;
nella tornitura con vena di traverso, possono creare facilmente pareti
che rientrano sotto al bordo del pezzo. Inoltre, con una tecnica
particolare detta “shear scraping”, è possibile utilizzare un raschio
di sezione generosa e correttamente affilato per ottenere una finitura
ottimale del pezzo, con una superficie liscia ed uniforme che richiede
solo un minimo utilizzo di abrasivi.
Famiglia
3 – Scalpelli obliqui o pialle
Questa
famiglia è una delle più amate ed odiate di tutta la tornitura. Possono
avere diverse sezioni: rettangolare, a spigoli arrotondati od ovale.
Per la sua affilatura è necessario creare i due biselli nel modo più
simmetrico e regolare possibile, con un angolo totale di circa 20-30°.
Questo utensile è uno dei più versatili per la tornitura tra le punte:
permette di realizzare tori, spine, intestare i pezzi in lavorazione,
può essere usato come un raschio per gli scavi di testa ed eseguire
gole di ampio raggio e poca profondità. La finitura che lascia sulla
superficie è impareggiabile, praticamente piallata e pronta per la
finitura.
Tuttavia,
tutte queste qualità sono controbilanciate da una notevole difficoltà
d’uso. E’ un utensile che non perdona: basta un movimento sbagliato o
la inclinazione un poco eccessiva, e l’impuntamento è assicurato. A
volte, gli impuntamenti di uno scalpello possono far prendere veramente
paura.
Tuttavia,
gli sforzi ed il tempo investiti nell’apprendere l’uso di questo
strumento, vengono sicuramente ripagati dalla qualità della finitura e
l’elevata versatilità di questo strumento.
Famiglia
4 – Bedani e troncatori.
Questa
è un’altra famiglia di utensili largamente utilizzata. In questa
famiglia ricadono sia i bedani propriamente detti, sia i troncatori. I
principali usi del bedano sono quelli di riportare le misure dei
diametri sul pezzo in lavorazione, l’intestatura di pezzi e la
preparazione di prese mandrino sia parallele, sia a coda di rondine. I
troncatori, oltre a poter fare le lavorazioni suddette, sono più
indicati, data la loro sezione, alla troncatura di pezzi lunghi, o per
separare la base dal coperchio di una scatola senza mettere sotto
sforzo l’utensile.
L’affilatura
di questi utensili è, forse, la più semplice: è sufficiente far
combaciare il bisello con la mola; da un solo lato per i bedani, o da
entrambi per i
A
differenza degli altri utensili visti sinora, ed il cui uso vedremo di
volta in volta, per i bedani è meglio introdurre subito il concetto
d’uso: il bedano, infatti, si “tuffa all’asse”. Questo significa che,
dal bordo del pezzo in lavorazione fino al centro, il tagliente deve
rimanere sempre all’altezza dell’asse del tornio. Questo implica che il
manico dell’utensile partirà molto alto, per terminare quasi
all’orizzontale. Attenzione a non scendere mai col tagliente sotto
all’asse del tornio: l’impuntamento che ne risulta potrebbe
letteralmente strappare il bedano dalle mani del tornitore, con tutti i
rischi del caso.