Tornitura legno

il sito dedicato alla memoria di Norbert Facchin  per imparare a tornire il legno, e migliorare con trucchi e suggerimenti
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ABRASIVI:
Pur non essendo dei veri e propri utensili, tutti noi tornitori ci troviamo ad utilizzare degli abrasivi per la preparazione alla finitura degli oggetti che torniamo, pertanto vale la pena di spendere qualche parola su un accessorio indispensabile.
Innanzitutto, va ricordato che attualmente esiste in commercio una tale vastità di abrasivi da confondere chiunque. Al di là delle singole caratteristiche di ogni produttore e linea di prodotto, cercheremo di porre l’attenzione sulle caratteristiche che deve avere un abrasivo per ottenere degli ottimi risultati in tornitura.

1) Il tipo di supporto
Essenzialmente, un abrasivo è composta da una polvere dura (l’abrasivo vero e proprio, la cui granulometria o dimensione delle particelle determina l’aggressività e dunque la grana dell’abrasivo) fissato su di un supporto tramite un legante. Mentre per la lavorazione generica del legno il supporto è quasi ininfluente (a meno di non essere utilizzato con levigatrici), in tornitura tale supporto deve essere abbastanza resistente da sopportare il prolungato contatto col legno in movimento senza deteriorarsi, ma nel contempo deve essere abbastanza flessibile da adattarsi perfettamente alle forme del pezzo.
Solitamente, un buon risultato lo si ottiene con la tela abrasiva, mentre un compromesso è rappresentato da carta abrasiva economica e di facile reperibilità ma si rompe facilmente . Tuttavia, spesso non è facile reperire un grande assortimento di grane, specialmente oltre la 400; dunque è anche necessario fare i conti con la reperibilità dello stesso.
Come linea generale, almeno nelle fasi iniziali della carteggiatura, è bene utilizzare un supporto flessibile ma robusto, mentre con le grane più fini si possono usare anche dei supporti più leggeri, sempre senza compromettere la sicurezza o la qualità della lavorazione.
 
2) Materiali
Altro fattore importante da considerare è il materiale di cui è composto l’abrasivo. Ne esistono di diversi tipi: a ossido d’alluminio ( specifico per metalli e costoso), carborundum e vari altri ancora. Comunque, le caratteristiche essenziali di un abrasivo sono due: l’omogeneità della grana e la facilità con cui si sfaldano le particelle ormai usurate.
La prima caratteristica è essenziale per garantire una buona qualità della superficie senza che vi siano graffi profondi o striature marcate. La seconda garantisce una lavorazione costante ed omogenea del legno, mantenendo sempre pulito ed efficiente l’abrasivo.
Anche per gli abrasivi, vale la famosa massima “chi più spende, meno spande”, tuttavia, data la grande quantità di materiale utilizzato (specie nelle grane più fini) spesso i costi non sono giustificati da un reale e proporzionato aumento della qualità. Pertanto, oltre all’esperienza personale, si consiglia di evitare gli abrasivi di costo molto basso a causa di una possibile bassa qualità dei componenti.

3) Granulometria
Tutti gli abrasivi, al di là delle differenze fisiche, sono suddivisi in “grane”, ossia viene data una classificazione in base alla granulometria delle particelle abrasive. Come standard, la grana viene evidenziata con un numero crescente man mano che le particelle diminuiscono. In pratica, una grana “80” lascerà una superficie più grezza di una grana “320”. Personalmente, eseguo una distinzione tra le grane inferiori e superiori alla 400. Questo perché gli abrasivi con grana superiore alla 400 asportano talmente poco materiale da poterli considerare grane “di finitura”, necessarie alla lucidatura della superficie. Quando si passa ad utilizzare queste grane, la superficie deve essere già priva di graffi e con la forma desiderata.
Ma quale è il limite inferiore e superiore delle grane da utilizzare? A questa domanda può rispondere solo il pezzo da carteggiare. Infatti, se la superfici è già abbastanza buona e non presenta grosse sfaccettature o segni d’utensile, è possibile iniziare anche con 120, 180 o superiori. Mentre, nel caso in cui si debbano fare lievi aggiustamenti di forma o ci siano segni d’utensile da eliminare, è consigliabile partire con grane più basse.
Il limite superiore, invece, dipende in larga misura dal tipo di legno e dall’uso dell’oggetto: un oggetto sottoposto ad urti ed usura non necessiterà di carteggiatura elevata; allo stesso modo, un legno molto tenero (abete, pino, cedro ecc.) comunque non darà miglioramenti apprezzabili oltre una certa grana. Per contro, un legno molto duro (ebano, corniolo ecc.) oppure molto figurato, necessiterà di una carteggiatura molto attenta e con grane elevate per mostrare tutto il suo splendore.

4) Tamponi
Per velocizzare le operazioni di carteggiatura, soprattutto nel caso di lavori a sbalzo (ciotole, piatti, ecc), si può utilizzare un comune trapano con degli appositi tamponi velcrati. Tali tamponi non sono altro che degli spessi dischi di materiale morbido ad una cui estremità è fissato del velcro, mentre dall’altra c’è un alberino. L’alberino viene fissato sul mandrino del trapano, mentre l’abrasivo velcrato è fissato alla testa del tampone. Solitamente, oltre a velocizzare le operazioni, questi tamponi offrono una superficie finale più uniforme rispetto ad una normale tela vetrata; ciò è dovuto all’azione simultanea della rotazione del pezzo e del tampone stesso, riducendo di molto la presenza di segni concentrici dovuti all’utilizzo di un abrasivo tradizionale.
Ne esiste anche una versione manuale, in cui il tampone è messo in rotazione dal legno stesso, ma personalmente li sconsiglierei in quanto carteggiando verso il centro del pezzo, la velocità di rotazione del tampone è tendente a zero, questo perché la velocità di rotazione ( numero di giri, ovvero la velocità angolare) è costante ma la velocità periferica è data dalla velocità angolare per il raggio, perciò più si riduce il raggio più si riduce le velocità periferica fino a zero al centro.


Come si utilizzano gli abrasivi.
Nonostante l’operazione di carteggia tura possa sembrare semplice (e lo è) è comunque necessario prestare attenzione ad alcuni dettagli che, se trascurati, possono rovinare irreparabilmente in pochi istanti un pezzo che ci è costato delle ore.
In primis è bene capire che durante la carteggiatura si produce una notevole quantità di calore che, in parte viene dissipato dal supporto dell’abrasivo, ma in parte viene assorbito e dissipato dal legno stesso.
In linea teorica la velocità periferica deve essere compresa tra i 40 e i 75 m/s, questo dato è da calcolare sul diametro del pezzo, più semplicemente diciamo di girare attorno ai 1400 giri/min se il pezzo è di diametro fino a 120 mm, meno se il pezzo è di dimensioni maggiori.
Alcuni legno, se scaldati troppo, sono soggetti a fessurarsi od a bruciare le fibre superficiali, rovinando il pezzo. Inoltre, specie con le grane più grosse ed aggressive, è facile che si formino dei veri e propri solchi difficilmente rimovibili con il solo abrasivo.
Per evitare questi problemi è bene ridurre la velocità del tornio e del tampone (se utilizzato con un trapano). Infatti, a parità di altri fattori, una elevata velocità di rotazione produrrà un attrito maggiore e, di conseguenza, una maggiore quantità di calore. Per tenere sotto controllo la temperatura, se non si usa un trapano, è bene non ripiegare troppo l’abrasivo su sé stesso: se è troppo caldo per le nostre dita, lo è sicuramente anche per il legno.
Un altro fattore da considerare è la pressione esercitata: è sufficiente premere solo per assicurare il contatto continuo legno-abrasivo; quello che va oltre, produrrà molto calore, senza velocizzare le operazioni. Anzi, uno degli esiti della pressione eccessiva è di congestionare presto l’abrasivo, ovvero "vetrificare la polvere di legno sull'abrasivo, rendendolo inservibile e rallentando la carteggiatura.
Per quanto riguarda i solchi, invece, l’unico modo per evitarli è quello di mantenere in costante movimento l’abrasivo sul pezzo, in modo da ottenere una superficie il più uniforme possibile.
Come avviene in una pialla, anche con il raschio o altra sgorbia per il tornio, la superficie del lego apparirà a "poro chiuso" ovvero i canalini dl legno verranno schiacciati e non permetteranno l'assorbimento della tinta o della finitura.
In definitiva, il concetto d’uso degli abrasivi è quello di preparare la superficie a ricevere la finitura scelta. Le prime grane possono servire anche per fare lievi aggiustamenti di forma o per togliere imperfezioni di lavorazione, ma da lì in poi, una grana di abrasivo deve essere usata solo per rimuovere i segni lasciati dalla grana precedente. E’ necessario, dunque, evitare pressioni eccessive e lasciare piuttosto che sia l’abrasivo a fare il lavoro.
Per accertarsi che i graffi siano stati completamente eliminati, è consigliabile utilizzare una luce piuttosto forte proiettata quasi tangenzialmente al pezzo, in modo da poter controllare ogni minima imperfezione della superficie.

Nozioni sulla Sicurezza
L’uso di abrasivi ci espone a due generi di rischi, uno meccanico legato all'utilizzo vero e proprio, mentre il secondo è più "sottile" la polvere per l'appunto ma non meno pericoloso.