Introduzione
Il legno,
un materiale nobile ed umile allo stesso tempo. Un
materiale che ha accompagnato da molto vicino la storia e l'evoluzione
dell'uomo. Dai primi oggetti interamente pensati, creati ed utilizzati
dall'uomo, fino alle più alte espressioni artistiche di ebanisteria,
scultura e, perchè no, tornitura.
Senza
dubbio, un materiale unico nel suo genere, che può regalare gioie
e dolori, soddisfazioni e frustrazioni.
Tuttavia,
per poterlo lavorare efficacemente in qualunque modo si
scelga, è necessario prima di tutto conoscerlo a fondo. Questa breve
introduzione non ha nessuna pretesa di essere un trattato xilologico,
tuttavia, è sempre bene conoscere le caratteristiche e le componenti
principali del legno prima di poterlo lavorare con soddisfazione e,
cosa più importante, in sicurezza.
Innanzitutto,
sembra banale, ma è bene ricordare che il legno che
lavoriamo è derivato da alberi; pertanto, è necessario conoscere le
caratteristiche di questi, prima di occuparci del materiale "legno" in
sè.
Gli
alberi sono degli organismi viventi e, come tali, soggetti ad una
crescita che segue determinati cicli. Infatti, in alcuni periodi gli
alberi hanno una crescita più rapida che in altri: ad esempio, durante
la primavera e l'estate, l'albero è vitale ed attivo, e cresce. Cioè
aumenta il diametro del suo tronco, crea nuovi ramoscelli che a loro
volta cresceranno, le radici crescono di conseguenza per cercare nuovi
nutrimenti per la pianta e via dicendo. In autunno ed inverno, invece,
entrano in una sorta di quiescenza volta a preservarli durante il clima
invernale. Questo determina un rallentamento progressivo delle attività
di crescita ed una progressiva riduzione dei liquidi circolanti nella
pianta.
Questo
continuo ripetersi di cicli di attività e stasi, si traduce in
un accrescimento concentrico delle varie parti dell'albero (il tronco,
i rami, le radici e così via) in quanto il materiale "nuovo" viene
depositato sempre nelle parti più esterne del tronco. Una volta
tagliato l'albero, questi cicli diventano i cosiddetti "anelli di
crescita". Tuttavia, la corrispondenza un anello-un anno, non è sempre
automatica; infatti, tali anelli dipendono dai cicli della pianta i
quali, a loro volta, sono influenzati dal clima; e può succedere che
degli eventi climatici importanti possano determinare una variazione
della sequenza degli anelli nell'arco dello stesso anno.
Taglio
dell'albero
Da quanto
visto sinora, si può comprendere come il taglio di una pianta
per la successiva lavorazione debba seguire queste fasi di stasi e
crescita: infatti, se tagliamo la pianta durante la sua fase di
crescita, otteremo un legno più carico di liquidi e linfe, e sottoposto
a maggiori tensioni interne. Pertanto, il periodo
migliore per tagliare
una pianta è durante la sua quiescenza: prevalentemente durante
l'inverno. Tuttavia, oltre che dal clima, la quantità
d'acqua presente
all'interno di una pianta è influenza anche dalle fasi lunari a causa
dell'attrazione gravitazionale che il nostro satellite ha sui liquidi
(basti pensare alle maree): a fase lunare
crescente corrisponde una
maggiore presenza d'acqua nella pianta, che va calando assieme alla
fase lunare successiva.
Pertanto, il periodo
migliore per il taglio di un albero è durante le
fasi lunari calanti invernali: le migliori sono quelle di Dicembre e
Gennaio.
Essicazione
Una volta
abbattuta la pianta, inizia il processo di essiccazione e
stagionatura del legno. Questa fase può essere svolta principalmente in
due modi: artificiale e naturale.
Nel primo caso, la pianta abbattuta
viene stavolata e, il prodotto ottenuto depositato in appositi
essiccatoi; ne esistono di diversi tipi che sfruttano diversi concetti,
ma tutti hanno lo scopo di far eliminare l'acqua in eccesso dal legno.
Tuttavia, dati i costi, questi essiccatoi vengono utilizzati dai
grossisti di legname e ditte specializzate. In linea generale, il legno
acquistato presso queste imprese presenta una precisa percentuale di
umidità e, a volte, la velocità del processo di essiccazione genera
notevoli tensioni nel legno che può anche risultare inutilizzabile per
lavori di falegnameria generale.
Per
quanto riguarda il metodo di essiccatura naturale, è opportuno
comprendere cosa avviene e come avviene per non rischiare di rovinare
irrimediabilmente dell'ottimo legname.
Per
semplificare le cose, immaginiamo le fibre del legno come tante
cannucce di plastica messe una vicina all'altra. L'acqua nella pianta
si trova sia all'interno delle singole fibre (le cannucce), sia tra una
fibra e l'altra. Una volta abbattuta la pianta, la prima acqua che
viene eliminata è quella tra una fibra e l'altra, in quanto non
trattenuta all'interno delle cellule del legno. Dopo questa prima
asciugatura (di solito molto veloce, nell'ordine di qualche settimana,
al massimo qualche mese), comincia il processo di essiccazione vera e
propria: ossia l'acqua presente all'interno delle cellule del legno
(nelle cannucce) comincia ad essere eliminata. Il processo è più veloce
nelle superfici del legno esposte all'aria: immaginando di seccare un
pezzo ramo, dalla corteccia e dalle due estremità. Questa perdita
d'acqua dalle zone esterne richiama altra acqua dalle zone interne, e
questo spostamento crea una tensione all'interno del legno che è
direttamente proporzionale alla velocità del processo: più il legno
asciuga velocemente, più si creano tensioni al suo interno.
Solitamente,
queste tensioni portano a fessurazioni, crepe e, in alcuni
casi, vere e proprie rotture. Le spaccature che troviamo sul legno
secco, infatti si producono quando la tensione creata dal processo è
maggiore del legame tra le fibre del legno: queste ultime si separano
ed ecco la spaccatura. Generalmente, per una essiccazione naturale del
legno, si impiega un anno ogni due centimetri circa di
spessore/diametro.
Per
quanto riguarda il tasso di umidità per la lavorazione del legno,
le segherie che essiccano le tavole in proprio hanno un tasso di
umidità compreso tr il 12-14% ed il 17% circa, dunque il legno è molto
secco.
Se
invece il legno viene essiccato "in proprio", non ci sono parametri
per determinare il giusto grado di umidità, anche perchè spesso dipende
dal tipo di tornitura che ne vogliamo ricavare.
Riassumendo
il tutto, quando riusciamo a trovare del legno, magari
particolarmente bello o pregiato, dobbiamo assicurarci che rilasci il
suo contenuto d'acqua nella maniera più lenta e regolare possibile per
evitare fessurazioni che lo renderebbero inutilizzabile. Per farlo
dobbiamo posizionare il legno in un ambiente con una buona ventilazione
(ma senza che sia esposto al vento) ed in cui non arrivi la luce solare
diretta: questo garantisce un buon ambiente di scambio e, quindi, la
regolarità di essiccatura. Inoltre, è bene anche sigillare le teste del
legname spennellandole con vecchie colle o vernici, paraffina o altre
sostanze apposite al fine di evitare perdite di liquidi incontrollate:
questo dovrebbe garantire la lentezza e costanza della perdita d'acqua.
Questi
piccoli accorgimenti, dovrebbero limitare al minimo le
spaccature che, comunque, sono sempre in agguato e si presentano in
modo imprevedibile.
Il tipo di legno
Innanzi
tutto il legno deve essere compatto, senza difetti, muffe o rami
sporgenti nerastri, perché questi sono nodi marci o nodi cadenti; per
un buon successo nella tornitura le fibra deve essere compatta ed
abbastanza dritta, per in bell'oggetto finale il legno deve avere un
bel colore, magari con una differenziazione tra la zona di alburno e
quella di durame.
Umido e fresco o stagionato?
In
genere non ci sono grandi problemi per quanto riguarda la tornitura, la
differenza potrebbe essere vistosa nell'oggetto finale.
Per
una dimostrazione in una fiera o per imparare, il legno umido potrebbe
dare migliori risultati, infatti l'umidità aiuta a mantenere compatto e
morbido il legno, ma per un bell'oggetto finale non è il più indicato
perché durante la successiva essiccazione ed il conseguente ritiro
l'oggetto potrebbe rompersi o presentare spaccature e fessurazioni non
proprio estetiche, a meno che questo non sia un effetto voluto.
E'
possibile però sbozzare e sgrossare un grosso pezzo di legno, lasciando
abbondante sovra materiale rispetto all'oggetto finale per favorirne
l'essiccazione ed il ritiro controllato evitando che si possa spaccare
se lasciato con una sezione troppo robusta. Dopo la prima fase di
lavorazione è bene lasciare il pezzo di legno nel medesimo ambiente
dove sarà collocato l'oggetto finito, o almeno in un luogo alla
medesima umidità degli oggetti.
A titolo informativo l'umidità del legno per mobili deve essere
compresa fra 9 e 14 % a 20°c
Si più tornire tutto il legno o no?
In genere sì,
ma con le dovute considerazioni:
Legno di conifera
E'
consigliabile tornire legno di latifoglia, anziché legno di conifera
come pini, abeti ecc, perché il legno di conifera è resinoso e quindi
potreste trovare a metà dell'opera tasche di resina appiccicosa, in
oltre il legno resinoso non assorbe facilmente la finitura, ha in
genere una fibra larga che tende a spezzarsi.
Detto
questo, bisogna anche valutare che i piccoli cipressi che fanno
cespuglio hanno un legno compatto che per piccoli oggetti può dare
soddisfazioni. Il Cirmolo è un altro legno che si presta alla
tornitura, per i pini e gli abeti è meglio utilizzare i rami perché
sono più elastici e diminuisce il rischio di trovare sacche di resina.
Legno di
latifoglia
Il legno di
latifoglia, ovvero di piante che hanno la
foglia larga
è il migliore, la sua venatura ci deve suggerire quali forme
è
possibile ricavare con maggior successo, ad esempio una quercia come il
rovere ha la venatura molto larga, quindi tenderà e spezzarsi più
facilmente di un legno a fibra sottile.
Querce e
legni teneri sono più indicati per oggetti con forme generose, ampie
come sfere e con pochi dettagli e non accentuati; al contrario legni
più duri come il noce o a fibra sottile ed uniforme come il faggio sono
indicati per ottenere oggetti con particolari definiti, l'Ulivo è più
duro e spesso non lo troviamo dritto ma contorto,questo è il sua lato
migliore per l'estetica, ma la lavorazione è sicuramente più
impegnativa.
Ottimi anche tutti gli alberi da frutto,
il Pero ha una buona venatura compatta, il Ciliegio un bel colore ed
una bella differenziazione.
Gli arbusti ed i cespugli
come il Bosso sono splendidi per la struttura resistente e per i
particolari ben definiti che si possono ottenere.
Nodi e parti non adese
Il
legno da tornire andrà scelto con una certa cura, cercando di evitare i
pezzi che presentano evidenti fessurazioni o nodi morti, per evitare
che, per effetto della forza centrifuga, si stacchino dei pezzi durante
la lavorazione.
Vi
sono vasi e ciotole magnifiche creati con rami la cui
corteccia
entra a far parte dell'opera d'arte, ma la scelta del pezzo e
soprattutto l'esecuzione è difficile e da non sottovalutare, tale
esecuzioneè "roba da esperti".
Legno
usi ed applicazioni
La scelta del legno
è molto soggettiva
e, al di là delle semplici considerazioni estetiche di colore e
venatura del legno, in generale è necessario sempre tenere presente
l'utilizzo del pezzo tornito.
Oggetti che sono puramente decorativi possono essere fatti anche con
legni "teneri" come le conifere in generale, la betulla e altre
latifoglie poco "resistenti" agli urti e ammaccature.
Oggetti soggetti ad usura (come parti di un ipotetico meccanismo in
legno) è meglio farli con legni resistenti a questa sollecitazione:
maggiociondolo, corniolo, frassino.
Oggetti che sono spesso manipolati, possono essere fatti con legni
"classici" per questi scopi:
faggio, frassino (ottimo per manici di utensili), acero, robinia
( è l'acacia diffusa in Italia ) e simili.
Per oggetti decorativi, è preferibile usare legni che abbiano una
venatura marcata od una forte differenziazione tra alburno e durame
come il tasso, il maggiociondolo, l'ulivo.
Insomma, il legno è sempre una scoperta e, spesso, anche quello che non
credevamo possibile, ben si adatta allo scopo.
Anche pezzi storti come i rami o mettere un pezzo sul tornio
volutamente di traverso così da avere la venature che appare e
scompare, usare le punte i il mandrino o il platorello, insomma il
legno è una materia splendida.